Domenica 15 settembre alle 6 di mattina, un pulmino della Misericordia di Montelupo Fiorentino con a bordo otto operatori del Consorzio Il Borro è partito alla volta di Treviso.
Gli operatori hanno partecipato all’Alzheimer Fest, manifestazione aperta a tutti che si svolge ogni anno in una diversa città del Veneto.
L’Alzeheimer Fest è una festa carica di cose belle: musica, arte, teatro e tante altre attività dove si incontrano le persone, le famiglie, gli artisti e dove anche gli operatori ed i medici, per una volta senza camici, sono pronti ad ascoltare e mettere a disposizione competenze e conoscenze per chi ne ha bisogno.
Hanno partecipato la nostra coordinatrice del personale della Rsa Il Castello Anna Riccardi, insieme alla Direttrice della struttura, la Dott.ssa Simona Mannucci, alle operatrici Janet Poma, Pecciarini Cinzia, Calciano Vincenza, al fisioterapista Gozzi Christian, alla animatrice Silvia Melani ed alla coordinatrice del personale della RSA Guidi Raggio Beata Civanova.
Alle 9:30 circa sono arrivati a Treviso ed entrati nel parco di Sant’Artemio e da quel momento è partita questa grande ed emozionante esperienza composta anche da tanti laboratori tra cui le stanzette sensoriali, l’orto dei disastri, i musei che abbracciano l’Alzheimer, la cassetta dei ricordi perduti.
Attraverso questi laboratori gli operatori hanno avuto l’opportunità ad esempio di provare un visore che distorce la realtà di una stanza in modo tale da far provare cosa vede una persona malata di Alzheimer quando si trova a muovere dei passi o mettersi a sedere su una sedia oppure si sono trovati chiusi in una stanza buia all’interno della quale una persona diceva loro cosa fare oppure davanti a specchi distorcenti con una persona che diceva loro di pettinarsi. Esperienze segnanti e profonde che hanno fatto immedesimare delle persone perfettamente sane nella realtà della vita quotidiana di una persona affetta da Alzheimer.
Una forte e singolare esperienza è stata quella sperimentata dal fisioterapista Christian Gozzi: gli è stata fatta indossare la “tuta dell’invecchiamento” con pesi sulle spalle, tronco, braccia, caviglie oltre ad una maschera che annebbia la vista che lo portavano ad invecchiare di oltre 30 anni. Il giovane e prestante fisioterapista ha provato così sulla sua pelle cosa rappresenti muoversi, camminare, allacciarsi le scarpe per i pazienti che ogni giorno aiuta nella riabilitazione.
Oltre che un’esperienza altamente formativa per gli operatori è stata anche toccante dal punto di vista emozionale perché ha dato loro l’opportunità irripetibile di provare davvero cosa significa essere una persona colpita dall’Alzheimer.
“Continuo a provare sentimenti, paure, emozioni: di amore non sono vecchio”
(Gianni Zanotti, 76 anni)