Apre il caffè Alzheimer.

A Prato, Società della Salute  insieme a Consorzio il Borro e Consorzio Astir, fanno nascere il Caffè Alzheimer, di seguito l’articolo pubblicato sul quotidiano “La Nazione” del 20 novembre:

Un caffè come diritto alla normalità. Per sconfiggere l’isolamento sociale, stare insieme,
interagire, essere uguali agli altri. Si chiamano «Caffè e Atelier Alzheimer» e sono luoghi
sicuri dove le persone affette da questa malattia e i loro familiari possono trascorrere del
tempo insieme, con il supporto di personale esperto, ma anche svagarsi, chiedere
informazioni e trovare risposte ai propri bisogni. Si tratta di un progetto innovativo e
sperimentale, promosso dalla Società della Salute pratese e realizzato dai consorzi Astir e
Il Borro attraverso il finanziamento della Regione e il coinvolgimento dell’associazione
Aima Prato. Il Caffè Alzheimer è un luogo informale, una sorta di ‘bar’ della salute rivolto
alle persone che si trovano nella fase iniziale della malattia e ai loro familiari. «Il caffè
sarà itinerante e coinvolgerà tutti i Comuni del territorio. In questi spazi le persone
malate potranno ascoltare musica e rilassarsi insieme, sotto la guida di personale
qualificato, mentre i familiari avranno modo di confrontarsi tra loro», spiega Lorena
Paganelli, direttrice della Società della Salute pratese, durante la giornata inaugurale del
progetto al Museo del Tessuto. «Ogni mese fino a settembre del prossimo anno sarà
proposto un incontro di due ore in uno dei centri sociali di proprietà del Comune»,
aggiunge Donatella Calvani, direttore geriatria dell’Ausl Toscana centro. «In totale
saranno coinvolte circa 40 persone, oltre ai loro familiari». Da lunedì prossimo al cinema
Terminale verranno organizzati anche gli Atelier, esperienze mirate per malati in fase
lieve e moderata. «È importante portare il paziente in un percorso di accompagnamento
per evitare che lo stress esploda tutto insieme – spiega ancora Calvani – All’interno di
questo spazio verranno attivati alcuni servizi di riattivazione funzionale e supporto
psicologico». A volte anche un gesto, come un sorriso, può aiutare i malati a sentirsi
appagati. «Purtroppo l’Alzheimer è una malattia dalla quale non si può guarire, ma
rallentare il suo avanzamento attraverso attività sociali è fondamentale, perché se le
persone rimangono attive si sentono gratificate», dice Claudio Martini, presidente Astir.
«Con questo progetto inoltre si valorizzano tutta una serie di competenze di assistenza
che abbiamo sviluppato sul territorio». Fondamentale anche il ruolo di Aima Prato,
l’associazione che fa da tramite fra il progetto e le famiglie: «Circa una ventina di persone
ogni mese si rivolgono al nostro punto di ascolto e la richiesta maggiore riguarda la
gestione dei comportamenti», spiega la presidente di Aima Prato Carla Chiodini. «Insieme
facciamo gruppo e organizziamo cene, così cerchiamo di sconfiggere l’isolamento». 1/2
Commoventi le parole di Laura Grassi che ha raccontato l’esperienza di sua suocera:
«L’Alzheimer è una malattia che ha effetti devastanti, solo chi se la trova in casa può
immaginare cosa si prova. Però sapere che ci sono questi progetti è un sollievo. Le
iniziative di gruppo sono fondamentali per avere un supporto. Sentirsi compresi e
ascoltati restituisce un po’ di allegria e ci aiuta ad affrontare tutto. Grazie alle esperienze
degli altri, ad esempio, abbiamo insegnato a mia suocera a maneggiare pezzettini di carta
al posto dei soldi. Avere in casa un familiare malato di Alzheimer significa esplorare un
mondo nuovo. Io e mio marito siamo figli unici, senza il sostegno degli altri non ce
l’avremmo fatta».

SCOPRI TUTTE LE NEWS